Alberto Fortis – La sedia di lillà (testo)
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“Stava immobile nel letto
con le gambe inesistenti
e una piaga sulla bocca
che seccava il suo sorriso
mi parlava rassegnato
con la lingua di chi spera
di chi sa che è prenotato
sulla sedia di lillà.
Ogni volta che rideva
si stracciavano le labbra
e il sapore che ne usciva
era di stagione amara
le sue rughe di cemento
lo solcavano di rosso
prontamente diluito
da una goccia molto chiara.
– Penso troppo al mio futuro –
ripeteva delirando
– penso troppo al mio futuro
penso troppo e vivo male
penso che fra più di un anno
cambieranno i miei progetti
penso che fra più di un anno
avrò nuove verità.
Tu non farmi questo errore
vivi sempre nel momento
cogli il giorno e tanto amore
cogli i fiori di lillà –
– Quanti amici hanno tradito –
continuava innervosito
– quanti amici hanno tradito
per la causa dell’Amore -.
Sono andato a casa sua
sono andato con i fiori
mi hanno detto che era uscito
che era andato a passeggiare
ma vedevo un’ombra appesa
la vedevo dondolare
l’ombra non voleva stare
sulla sedia di lillà”.
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Alberto Fortis, La sedia di lillà – 5:14
(Alberto Fortis)
Album: Alberto Fortis (1979)
Brano inserito nella rassegna Le canzoni più tristi di Infinititesti
Per altri testi, approfondimenti e commenti, guarda la discografia completa di Alberto Fortis.
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Direttore: Arturo Bandini ([email protected])
Responsabile Quality: Alessandro Menegaz ([email protected])
Segretaria di Redazione: Arianna Russo ([email protected])
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What an all round amazing post..
splendida e dimenticata canzone
non fu citata nemmeno quando si è parlato del suicidio assistito
è proprio vero che noi italiani riusciamo a dimenticare le cose migliori del nostro paese
brano di una tristezza inarrivabile, strano non l’abbiate inserito nella vostra rassegna delle canzoni più tristi
cosa c’è di peggio di un uomo bloccato a letto perché le sue gambe non lo reggono più, mentre si arrovella sull’inutilità della sua vita? Per poi morire nell’indifferenza del mondo… a me viene da piangere solo a pensarci, e Fortis ci mette del suo nel rendere questa canzone indimenticabile…
Hai ragione, Francesco. Abbiamo rimediato: l’avevamo, in un certo senso, dimenticata. Tra l’altro abbiamo inserito nella rassegna, oltre a questa, anche “Te recuerdo, Amanda” di Victor Jara.
in tutti questi anni non sono mai riuscito a capire se morì per suicidio o per morte “naturale”…
brano triste, ma che Alberto riesce a rendere umano e fragile con il suo tenero falsetto… è un invito al carpe diem per chi ha i giorni contati……