Beatles – Eleanor Rigby (testo e traduzione)

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“Ah, look at all the lonely people
ah, look at all the lonely people

Eleanor Rigby picks up the rice
in the church where a wedding has been
lives in a dream
waits at the window, wearing the face
that she keeps in a jar by the door
who is it for?

All the lonely people
where do they all come from?
All the lonely people
where do they all belong ?

Father McKenzie writing the words of a sermon
that no one will hear
no one comes near
look at him working, darning his socks
in the night when there’s nobody there
what does he care?

All the lonely people
where do they all come from?
All the lonely people
where do they all belong?


Eleanor Rigby died in the church
and was buried along with her name
nobody came
Father McKenzie wiping the dirt
from his hands as he walks from the grave
no one was saved

All the lonely people
where do they all come from?
All the lonely people
where do they all belong?”.

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Traduzione.

“Ah, guarda tutte le persone sole
ah, guarda tutte le persone sole

Eleanor Rigby raccoglie il riso
nella chiesa dove c’è stato un matrimonio
vive in un sogno
aspetta alla finestra
indossando il volto
che di solito conserva
in una brocca vicino alla porta
per chi è?

Tutte quelle persone sole
da dove vengono?
Tutte quelle persone sole
a che terra appartengono?

Padre McKenzie scrive
le parole di un sermone
che nessuno ascolterà
nessuno viene qui
guardalo lavorare
rammenda i suoi calzini di notte
quando lì non c’è nessuno
di cosa gli importa?

Tutte quelle persone sole
da dove vengono?
Tutte quelle persone sole
a che terra appartengono?

Ah, guarda tutte le persone sole
ah, guarda tutte le persone sole

Eleanor Rigby morì nella chiesa
e fu sepolta con il suo nome
non venne nessuno
Padre McKenzie si pulisce
le mani sporche di terra
mentre si allontana dalla tomba
nessuno fu salvato.

Tutte quelle persone sole
da dove vengono?
Tutte quelle persone sole
a che terra appartengono?”.

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Beatles, Eleanor Rigby – 2:07
(John Lennon, Paul McCartney)
Album: Revolver (1966)
Singolo: “Eleanor Rigby / Yellow Submarine” (1966)

Brano inserito nella rassegna Le canzoni più tristi di Infinititesti.

Brano inserito nella rassegna Canzoni dedicate alle donne di InfinitiTesti

Per altri testi, traduzioni e commenti, guarda la discografia completa dei Beatles.

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Riferimenti.

Brano inserito nella rassegna Le canzoni più tristi di Infinititesti: “I Beatles cantano la solitudine di una vita inutile. Eleanor Rigby è una persona sola, raccoglie il riso in una chiesa dove prima c’è stato un matrimonio. Si trucca, vive in un sogno, sperando che qualcuno un giorno possa portarla via di lì. Eleanor Rigby muore, nessuno si presenta al suo funerale per ricordarla. Padre Mckenzie compie l’ultimo gesto di umanità, scrivendo le parole di un sermone che nessuno ascolterà. E che dedicherà a tutte quelle persone che non hanno nessuno da amare e amate da nessuno. Il brano è splendido, uno dei migliori dei Beatles, il finale è decisamente tragico: tutte queste persone sole a chi appartengono? Consigliato a chi si occupa dei problemi degli altri, sconsigliato a chi vive veramente in solitudine e comincia a sentirne il peso”.

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Cover.

1. John DenverEleanor Rigby (1970, testo e traduzione)

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Citazioni.

Eleanor Rigby è una canzone dei Beatles: è la seconda traccia dell’album Revolver, pubblicato dai Beatles il 5 agosto del 1966, stesso giorno di pubblicazione come primo singolo “Doppio lato A” con Yellow Submarine. La canzone fu scritta principalmente da Paul McCartney. Con un arrangiamento per ottetto d’archi di George Martin e dello stesso McCartney, e un forte testo centrato sulla solitudine, la canzone accompagnò la trasformazione del gruppo, cominciata con l’album Rubber Soul, da gruppo principalmente orientato al pop a gruppo più serio e sperimentale.
La melodia rispetta il tipico stile di McCartney, che si distacca dai ritmi rock e blues provenienti dall’America preferendo composizioni più equilibrate e melodiche; l’arrangiamento (fatto da McCartney) è anch’esso tipico del pop con una peculiarità: un’orchestra di otto elementi (ottetto) formata da quattro violini, due viole e due violoncelli accompagna la voce solista di Paul e i cori, eseguendo una composizione di George Martin. Nelle sedute di registrazione del 1966 nessun Beatle suonò uno strumento, anche se John Lennon e George Harrison contribuirono al coro. La scelta dell’orchestra effettuata da Paul McCartney fu influenzata dalla sua improvvisa passione per Antonio Vivaldi; a tal proposito John Lennon dichiarò nel 1980: «L’accompagnamento dei violini fu idea di Paul. Jane Asher (la fidanzata di Paul) gli fece conoscere Vivaldi e lui si entusiasmò».
Il testo comincia con una richiesta: “Look at all the lonely people” (“Guarda tutte le persone sole”), dove la solitudine non è intesa come assenza di rapporto amoroso, ma come condizione esistenziale che impedisce il rapporto con gli altri. Come in risposta, giunge la descrizione di due fra tutte le persone sole: Eleanor Rigby e un prete, padre McKenzie: la prima è intenta a “raccogliere il riso in una chiesa dove c’è stato un matrimonio”, “Vive in un sogno”, truccandosi e aspettando alla finestra senza che nessuno arrivi a strapparla dal suo stato. L’immagine della chiesa evoca uno stato di fortissima solitudine: in opposizione al matrimonio, momento della felicità e della festa per antonomasia, Eleanor raccoglie il riso buttato durante la festa nella chiesa ormai vuota. La seconda strofa è dedicata a padre McKenzie, un parroco che “scrive le parole di un sermone che nessuno ascolterà” (“writing the words of a sermon that no one will hear“), nella stessa chiesa dove c’è Eleanor: nonostante ciò, la loro solitudine è invincibile, ed essi rimangono soli pur essendo vicini, pur avendo bisogno dell’affetto reciproco. Dopo una ripetizione del motivo iniziale, l’epilogo: Eleanor Rigby muore proprio in quella chiesa, e verrà seppellita da padre McKenzie in un funerale al quale nessuno verrà. Le ultime parole della canzone sottolineano che “nessuno fu salvato”: né Eleanor né il padre riuscirono mai a rompere il muro che li separava dagli altri esseri umani e forse non furono ben graditi neppure a Dio (a questo può rimandare l’allusione alla salvezza); la chiusa è dunque decisamente pessimistica con una melodia malinconica. Il nome Eleanor Rigby non è frutto della fantasia di Paul: nel cimitero della chiesa di St. Peter, esiste la tomba della famiglia Rigby ed Eleanor viene citata tra coloro che vi sono sepolti. La chiesa si trova nella zona di Woolton (Liverpool), dove Paul conobbe John il 6 luglio 1957 durante una festa parrocchiale: John si stava esibendo con il suo gruppo The Quarry Men.
Sebbene Eleanor Rigby non fosse la prima canzone pop a trattare i temi della morte e della solitudine, secondo Ian MacDonald rappresentò «uno shock per gli ascoltatori di musica pop del 1966». Infatti, a quell’epoca il formato della canzone pop difficilmente sembrava il veicolo adatto per un messaggio di quel tipo. Ciò nonostante, Eleanor Rigby, con il suo messaggio di depressione e desolazione scritto da un gruppo famoso di musica pop, raggiunse la cima delle classifiche. Eleanor Rigby sta a metà strada nella evoluzione dei Beatles dalle vivaci esibizioni dal vivo alla sperimentazione in studio, sebbene la canzone non contenga evidenti effetti di registrazione. Mentre molte delle altre canzoni di Revolver si addicono a un gruppo rock, Eleanor Rigby precorre le tracce psichedeliche di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band. Anche il soggetto riflette la transizione del gruppo. Il testo desolato non era la prima deviazione dei Beatles dalle canzoni d’amore, ma era uno dei più espliciti. L’esistenza solitaria di Eleanor Rigby ha un tono più consono a quello di A Day in the Life che a I Want to Hold Your Hand. Eleanor Rigby è inclusa in alcuni libri di riferimento sulla musica classica e considerata comparabile a canzoni e Lieder di grandi compositori. Il compositore Howard Goodall definì le opere dei Beatles «una sorprendente sequenza di melodie sublimi che forse solo Mozart può pareggiare nella storia musicale europea». A proposito di Eleanor Rigby disse che è una «versione urbana di una ballata tragica in modo Dorico». Per la canzone Paul McCartney riceverà nel 1966 il Grammy Award per la migliore interpretazione vocale dell’anno. Nel 2000 invece, 34 anni dopo, Eleanor Rigby riceve il Grammy Hall of Fame.
Il singolo ebbe un ottimo riscontro di vendite in Gran Bretagna, dove si piazzò saldamente, per ben quattro settimane, al primo posto della Hit Parade, mentre negli Stati Uniti venne accolto tiepidamente, raggiungendo, appena, l’undicesimo posto della classifica. Forse i Beatles, negli Stati Uniti scontarono l’onda lunga negativa delle dichiarazioni di John Lennon, del marzo 1966, sulla loro presunta maggiore popolarità e importanza rispetto a Gesù”.

(Wikipedia, voce Eleanor Rigby)

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1 commento

  1. è una canzone veramente triste… non saprei dire qual è il personaggio più solo tra Eleanor Rigby e Father McKenzie

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