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“Alla fiera dell’est per due soldi
un topolino mio padre comprò
alla fiera dell’est, per due soldi
un topolino mio padre comprò
E venne il gatto, che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò
e venne il gatto, che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò
alla fiera dell’est, per due soldi
un topolino mio padre comprò
E venne il cane, che morse il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò
alla fiera dell’est per due soldi
un topolino mio padre comprò
E venne il bastone che picchiò il cane
che morse il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò
alla fiera dell’est per due soldi
un topolino mio padre comprò
E venne il fuoco che bruciò il bastone
che picchiò il cane
che morse il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò
alla fiera dell’est per due soldi
un topolino mio padre comprò
E venne l’acqua che spense il fuoco
che bruciò il bastone
che picchiò il cane
che morse il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò
alla fiera dell’est per due soldi
un topolino mio padre comprò
E venne il toro che bevve l’acqua
che spense il fuoco
che bruciò il bastone
che picchiò il cane
che morse il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò
alla fiera dell’est per due soldi
un topolino mio padre comprò.
E venne il macellaio che uccise il toro
che bevve l’acqua
che spense il fuoco
che bruciò il bastone
che picchiò il cane
che morse il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò.
E l’angelo della morte sul macellaio
che uccise il toro
che bevve l’acqua
che spense il fuoco
che bruciò il bastone
che picchiò il cane
che morse il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò
alla fiera dell’est per due soldi
un topolino mio padre comprò.
E infine il Signore sull’angelo della morte
sul macellaio
che uccise il toro
che bevve l’acqua
che spense il fuoco
che bruciò il bastone
che picchiò il cane
che morse il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò.
Alla fiera dell’est per due soldi
un topolino mio padre comprò…”.
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Angelo Branduardi, Alla fiera dell’est – 5:26
(Angelo Branduardi, Luisa Zappa)
Album: Alla fiera dell’est (1976)
Album: Concerto (1980, live)
Album: Camminando camminando (1996, live)
Album: Il mondo di Angelo Branduardi (1982, raccolta)
Album: Collezione (1986, raccolta)
Album: Confessioni di un malandrino. Il meglio di Angelo Branduardi (1991, raccolta)
Album: Best Of (1992, raccolta)
Album: Studio Collection (1998, raccolta)
Album: Ballerina (2003, raccolta)
Album: The Platinum Collection (2005, raccolta, versione live)
Album: Angelo Branduardi DOC (2006, raccolta, versione live)
Singolo: “Il dono del cervo / Alla fiera dell’est” (1976)
Brano inserito nella rassegna Lo zoo di InfinitiTesti – Le canzoni dedicate agli animali.
Per altri testi, approfondimenti e commenti, guarda la discografia completa di Angelo Branduardi.
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Significato e citazioni.
“Canzone che dà il titolo all’album; il brano è un adattamento di un canto pasquale ebraico dal titolo Chad Gadyà, ed è stata utilizzata nella cover cantata dall’israeliano Shlomi Shabat, in uno spot per la compagnia telefonica Pelephone. Ha una curiosa somiglianza con la filastrocca inglese “The House That Jack Built“, pubblicata nel 1797. Nel 1999 gli Ethnics Beats realizzarono un’omonima versione Italodance”.
(Wikipedia, voce Alla fiera dell’est)
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“L’icona del menestrello è nata in questo modo, la conoscono pure i bambini, insieme al “cane che morse il gatto e si mangiò il topo”. Alla Fiera dell’Est. La musica colta che parla all’infanzia. “Prendi un bambino delle materne o delle elementari, gli fai il mio nome e certamente non sa chi sono. Ma quando gli canti il topolino, bè allora col topolino cambia tutto. Eppure è una ballata terribile, drammatica, con il macellaio che uccide il toro, l’angelo della morte. È stato un successo enorme pure in francese, è sui libretti, sui canzonieri per bambini. Così come la Ballata in fa diesis, un brano che comincia: “Sono io la morte e porto corona”. Parte la canzone e tutti a fare gli scongiuri, i bambini no. Perché hanno un senso differente della morte. Hanno reso Alla Fiera dell’Est popolare. Da tempo quel brano non è più mio, il che mi garantisce – con un po’ di immodestia – l’immortalità”.
(Angelo Branduardi, da “Branduardi si racconta: “Volevo suonare il pianoforte, poi mi mostrarono un violino…“, di Angelo Carotenuto, Repubblica, 9 marzo 2014)
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