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“Guido piano
e ho qualcosa dentro al cuore
che mistero
non so neanche dove andare
e m’allontano
anche se dovrei tornare
lei m’aspetta
si potrebbe preoccupare…
Ma c’è tanto sole
e mi accorgo che ne ho bisogno
come un fiore
e ho bisogno di stancarmi e di camminare
di sentire l’acqua il vento e di respirare
peccato che qui vicino non c’è il mare
Guido piano
che mistero dopo il ponte
cambia il mondo
viene voglia di cantare
questa sera te lo voglio raccontare
son sereno come se fosse Natale
e ho tanta voglia
di sdraiarmi su questa terra così calda
di dormire e di sognare che questo fiume
lentamente mi porta fra i monti e le pianure
e mi culla come un bambino fino al mare.
Amore mio perché ogni volta scappo via
siamo così lontani dalla vita e dai profumi
e forse t’incontrerò dove comincia il mare
e quando mi sveglierò sarò migliore”.
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Fabio Concato, Guido piano – 3:43
Album: Fabio Concato (1984)
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La mia argentea capigliatura ha avuto modo di vivere una buona parte della storia della musica,
soprattutto se si considera i grandi cambiamenti che essa ha acquisito negli ultimi decenni. Da sempre gran parte dei testi delle canzoni si sono rifatti a stereotipi ben preconfezionati e molti anche molto gradevoli. Ogni tanto compare però un’eccellenza che, allontanandosi dagli stereotipi, evidenzia in poche parole grandi concetti che paiono accarezzare l’anima e/o l’intelletto di chi è all’ascolto.
Una di queste canzoni è GUIDO PIANO di Fabio Concato, pubblicata nel 1984.
La prima volta che l’ho sentita, ho subito avvertito un qualcosa che mi si era smosso dentro con le parole iniziali …. ho qualcosa dentro al cuore che mistero….
Qual è quel qualcosa che l’uomo si porta dentro al cuore?
A voler analizzare la cosa, si scivola subito nella vastità di tutto quello che può essere.
Tutti noi abbiamo in comune la necessità di trovare una risposta a due domande fondamentali: “Chi siamo?” e “Perché viviamo?”. Chiedersi perché esistiamo, sapere come sono stati creati l’universo, la terra e la vita non è un interesse occasionale ma atavico.
Le risposte a queste domande non sono contenute in nessuna enciclopedia.
Prima che venisse fuori una maniera di pensare chiamata filosofia (600 a.C. circa), erano le diver-se religioni a fornire le risposte a tutte quelle domande che gli uomini si ponevano. I filosofi greci cercarono di dimostrare agli uomini che queste interpretazioni dell’universo erano inattendibili. In questo modo la filosofia si rese indipendente dalla religione, cioè pensando in modo “scientifico”.
Le fonti storiche che ci sono pervenute descrivono Socrate (tra i più autorevoli dei filosofi) come un personaggio animato da una grande sete di verità e di sapere, che però sembravano continua-mente sfuggirgli. Egli diceva di essersi convinto così di non sapere, ma proprio per questo di esse-re più sapiente degli altri. Ed è proprio il “sapere di non sapere”, un’ignoranza intesa come consapevolezza di non conoscenza definitiva, che diventa però movente fondamentale del desiderio di conoscere. Conoscere soprattutto percependo qualcosa attraverso i sensi.
E qui in GUIDO PIANO si ritrova l’angoscia di non saper dove andare con il magone dentro al cuore, la ricerca di conoscere nuove emozioni sensoriali: sentire sulla pelle il calore del sole, l’acqua, il vento, il calore della terra. Insomma lo ricerca del … m’illumino d’immenso.
Leopardi, stando sul colle solitario a lui tanto caro, immaginava che dietro la siepe che gli offuscava gran parte dell’orizzonte, vi fossero sterminati spazi con silenzi inconcepibili per l’uomo e con una profondissima quiete rassicurante. Qui c’è il ponte oltre il quale il mondo cambia e si è spinti ad andarci oltre perché ci si sente nel bel mezzo del nulla. Ti trovi in un punto dal quale non vedi niente e sei spinto a cercare qualcosa che stia oltre il ponte in un momento, non solo un luogo, da cui non puoi tornare indietro.
Percezioni che non sempre nella coppia sono avvertite nella stessa maniera e così, mentre lui si fa cullare dal fiume che lentamente lo porterà sino al mare, lei ….. lo aspetta.
Una canzone che va abbondantemente oltre l’amore tra un uomo e una donna, in un’altra dimensione.