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“Half of what I say is meaningless
but I say it just to reach you, Julia
Julia, Julia
ocean child, calls me
so I sing a song of love, Julia
Julia, seashell eyes
windy smile, calls me
so I sing a song of love, Julia
Her hair of floating sky is shimmering
glimmering in the sun
Julia, Julia
morning moon, touch me
so I sing a song of love, Julia
When I cannot sing my heart
I can only speak my mind, Julia
Julia, sleeping sand
silent cloud, touch me
so I sing a song of love, Julia
Calls me
so I sing a song of love for
Julia, Julia, Julia”.
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Traduzione.
“Metà di quello che dico non ha senso
ma lo dico solo per giungere a te, Julia
Julia, Julia
figlia dell’oceano, mi chiama
così canto una canzone d’amore, Julia
Julia, occhi di conchiglia
sorriso di vento, mi chiama
così canto una canzone d’amore, Julia
I suoi capelli di cielo fluttuante luccicano
scintillano nel sole
Julia, Julia
luna nel mattino, toccami
così canto una canzone d’amore, Julia
Quando non posso cantare il mio cuore
posso solo far parlare i miei pensieri, Julia
Julia, sabbia assopita
nuvola silenziosa, toccami
così canto una canzone d’amore, Julia
Mi chiama
così canto una canzone d’amore per
Julia, Julia, Julia”.
(Traduzione a cura di Francesco Komd)
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Beatles, Julia – 2:54
Album: The Beatles (”The White Album”) (1968)
Singolo: “Obladì obladà / Julia” (1976)
Brano inserito nella rassegna Canzoni dedicate alle donne di InfinitiTesti
Per altri testi, traduzioni e commenti, guarda la discografia completa dei Beatles.
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Citazioni.
“Ultima canzone incisa per il White Album, necessitò di soli tre nastri per raggiungere la versione definitiva. Lennon, con voce e chitarra acustica suonata con la tecnica del finger-picking, dedica questa dolce melodia alla madre Julia tragicamente scomparsa nel 1958. Dopo un periodo di separazione forzata, il diciassettenne John si stava riavvicinando alla madre; e il trauma della sua morte, che interrompeva un rapporto fatto di condivisioni e complicità, segnò Lennon nel profondo.
I primi due versi sono tratti da Sand and Foam, una raccolta del poeta libanese Kahlil Gibran. Le parole sono indirizzate alla madre ma è possibile intendere certe immagini riferite anche a Yoko Ono (“Ocean Child” del terzo verso è appunto la traduzione in inglese del giapponese “Yoko Ono”), e lo stesso John non negò mai di essere stato aiutato a completare il testo proprio dall’artista nipponica”.
(Wikipedia, voce The Beatles (album))
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“L’unica canzone dei Beatles registrata dal solo Lennon è una canzone fondamentale nel percorso autobiografico di John e della commistione tra la sua vita e la sua arte, iniziata con I’m a Loser e diventata sempre più esplicita nel corso degli anni, con punte anche troppo esplicite durante la sua carriera solista.
Mentre molte delle successive canzoni autoreferenziali di Lennon parleranno di Yoko (The Ballad Of John And Yoko, Don’t Let Me Down, I Want You e molte altre della sua carriera solista), Julia parla, almeno apparentemente, di sua madre Julia Stanford, e segna un esplicito rito di passaggio tra le due donne più importanti della vita di John, appunto Julia e la Ocean Child (Yoko in giapponese significa figlia dell’oceano). Nonostante infatti Yoko riuscì a prendere, nei sentimenti di Lennon, il posto che era stato di sua madre (John infatti la chiamava spesso mother in privato), il passaggio fu imperfetto, e John ritornò altre volte sull’argomento nella sua carriera solista, in particolare con Mother e My Mummy’s Dead.
Il testo è un ritratto femminile, molto affascinante, e reso ancora più intrigante dall’andamento della musica. La ragazza descritta, appunto per metà Julia (che morì nel 1958 a 44 anni, quando Lennon aveva solo 18 anni) e per metà Yoko (all’epoca 33enne, di 7 anni più vecchia di John) è molto lontana dalla ragazza ideale descritta in Girl, così come è diverso il tema: mentre Girl parla della ragazza attraverso la relazione tra lei e il protagonista, in Julia la ragazza viene tratteggiata con alcuni dati fisici, ma soprattutto attraverso i sentimenti del protagonista. Se infatti Girl è una canzone di odio/amore, Julia è, molto esplicitamente una canzone d’amore, come dichiarato ripetutamente: so I sing a song of love.
Mentre il testo deve sicuramente parecchio alle poesie di Gibran (compreso l’intero verso iniziale preso quasi pari pari), dal punto di vista musicale la canzone non sembra avere altre ispirazioni se non lo stile finger picking tipico del periodo indiano, ed è piuttosto unica nel contesto della produzione lennoniana; se da un lato è possibile che nell’arpeggio John sia stato consigliato da qualcuno (Donovan? Harrison? McCartney?), va riconosciuto che l’esecuzione è molto delicata ed efficace, considerate le non straordinarie credenziali di Lennon come chitarrista.
Inconsueta anche dal punto di vista strutturale, con una breve sezione a contrasto che tocca il punto più basso dell’estensione vocale di John, Julia è una canzone affascinante, che mostra un aspetto di Lennon che egli solitamente preferiva tenere nascosto. Non è un caso che questa fu l’ultima canzone registrata per il White Album, quasi Lennon fosse indeciso se tenerla per sè o pubblicarla. Anche la collocazione è rivelatrice, con la canzone a chiudere la seconda facciata del primo disco, dopo l’altrettanto morbida e personale I Will di McCartney”.
(tratto dal sito Welcome to Pepperland)
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“Julia è un brano dei Beatles contenuto nell’album “The Beatles” (meglio noto come White Album o Album Bianco). Non solo fu scritta esclusivamente da John Lennon, ma è anche l’unico brano nella storia dei Beatles completamente realizzato solo da lui. In questa ballata dedicata alla madre, Julia Stanley, morta quando egli aveva solo 18 anni, inserì anche un riferimento a Yoko Ono, ormai da mesi diventata la sua compagna. Ocean child è infatti la traduzione inglese del suo nome.
La prima stesura della canzone, avvenuta in India, fu rielaborata in Inghilterra con l’aiuto, secondo quanto dichiarato dallo stesso autore in un’intervista, dalla stessa Yoko. Esiste altresì un chiaro riferimento letterario, la raccolta del poeta arabo, trapiantato negli Stati Uniti, Kahlil Gibran (1883-1931) intitolata Sand And Foam (“Sabbia e schiuma”). Oltre a prenderne quasi integralmente uno degli aforismi, “Half of what I say is meaningless; but I say it so that the other side may reach you” (“Metà di quel che dico non ha senso ma lo dico perché l’altra metà possa giungere a te”), Julia aderisce all’atmosfera rarefatta del libro e alla tendenza di Gibran alla sintesi nell’evocare immagini poetiche.
Si tratta di uno dei testi più intimi e toccanti di Lennon. Forse fu proprio per questo motivo che si decise a registrare la canzone solo a conclusione delle sessions del White Album, il 13 ottobre 1968. La figura della madre perduta in giovane età, sarà sempre un riferimento importante e costante durante la carriera di Lennon, infatti dedicherà a essa altre canzoni, come la celeberrima esorcizzante “Mother” sul suo primo album da solista John Lennon / Plastic Ono Band del 1970 e, sempre sullo stesso album, la spettrale “My Mummy’s Dead“.
(Wikipedia, voce Julia (Beatles))
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